Semplicemente, Palermo è un barrio di Buenos Aires. Uno dei più conosciuti per tanti motivi, e negli ultimi anni diventato forse il quartiere più di moda, quello bohemienne.
Ma perché Palermo, vi chiederete? Si dice che il nome derivi da un siciliano (di Palemmo, of course), tal Giovanni Dominguez, che, arrivato a Buenos Aires, si sposò con una ricca proprietaria terriera locale e quindi ne ereditò le proprietà, comprese delle paludi in questa zona che bonificò e trasformò in frutteti. Il periodo è addirittura quello della seconda fondazione di Buenos Aires, alla fine del '500. Ne parla anche Borges facendo riferimento proprio al “Dominguez di Palermo d'Italia”, riportando la frase di Carriego “En Palermo naciò la Ciudad”.
Si tratta di un giardino molto grande, con angoli molto curati e altri lasciati un po' più allo stato brado. Niente a che vedere, ad esempio, con il curatissimo giardino botanico di Ginevra, dove ho passato un piacevole pomeriggio neanche un mese fa (con annesso pranzo... e in effetti l'unica cosa che stranamente manca nel giardino botanico bonairense è proprio un posto dove mangiare. Se questo stuzzica la velleità imprenditoriale di qualcuno di voi, si faccia avanti! Io ad esempio, visto che sta a Palermo, ci aprirei una panelleria. O una cannoleria).
Epperò... il giardino botanico di Palermo è pieno di sorprese.
Ad esempio, ti può capitare di imbatterti in un bronzo raffigurante la lupa di Roma, con tanto di Romolo e Remo. E non è l'unica che ho incontrato, a Buenos Aires... Oppure si può rimanere stupiti dalla quantità di gatti nel parco. Tantissimi, uno diverso dall'altro, assolutamente padroni della situazione, tanto che non hanno paura di nessuno e anzi si accoccolano vicino a quelli che si stendono a prendere il sole o a riposare. Tipo le rovine di largo Argentina a Roma, ma senza rovine e senza gattare. O magari da qualche parte ci sono le gattare anche qui, altrimenti non si spiega come mangino...
Fuori dal parco c'è anche un cartello che invita a non abbandonare gli animali domestici. Da quello che mi hanno detto, a Buenos Aires hanno una vera e propria passione per gli animali. Più cani che gatti, a dire la verità. Tanto che è piuttosto frequente imbattersi in ragazzi che hanno fatto della necessità di portare il cane a fare la passeggiata in un vero e proprio lavoro: te li trovi sul marciapiede con una specie di imbragatura alla quale sono assicurati una marea di guinzagli. Perché naturalmente non è che ne porti uno solo, a fare la passeggiata: a me è capitato di vederne alcuni con almeno una dozzina di cani di tutte le razze, forme e dimensioni. Come non litighino tra di loro, poi, è un mistero. Ma soprattutto mi domando come faccia il dog-sitter a portare i cani e a non essere invece trascinato lui dalla forza di 12 cani... forse è perché non c'è accordo tra gli animali sulla direzione comune verso la quale tirare. Una volta ne ho visti due, di dog sitter, fermi ad un incrocio che parlavano (non sentivo la conversazione, ma la immagino: - come va oggi? - mah, giornata fiacca, solo 9 alla volta... - e quell'alano poi l'hai accettato? - fossi matto, per quelli ci vuole un allenamento speciale...). Ma vi dico di più: nei primi parchetti di quartiere in cui sono passato notavo questa specie di recinto rotondo che c'era spesso in mezzo al parco. Poi ho scoperto che era proprio ad uso e consumo dei cani, li potevi liberare lì dentro (è piuttosto grande) e tirare un po' il fiato...
Tra l'altro c'è qualcos'altro che ricorda la sicilia, qui in Argentina. E' che praticamente è stato bandito il passato prossimo. Tutto è al passato remoto, come il siciliano, anche quello che hai fatto due ore prima! Sembra di stare in un libro di Camilleri... pure i nomi dei negozi sono simili!
Uscendo dal giardino botanico ci si trova a Plaza Italia, un punto nevralgico del traffico cittadino. Al centro troneggia una enorme statua di Garibaldi (lui sì, l'eroe dei due mondi...), che qui era conosciuto più che altro per le sue avventure sudamericane, era un po' il Che Guevara dell'epoca. Da un lato della piazza, la struttura della Sociedad Rural Argentina, che fino a neanche 10 anni fa ospitava l'annuale fiera del bestiame. Una cosa enorme, per quei giorni il centro della città si trasformava in un vero e proprio ranch, con gare e giochi equestri. Era il presidente della Repubblica a inaugurare la fiera, giusto per ricordare a tutti quale fosse la fonte della ricchezza del paese, nonché l'importanza della terra per l'identità argentina.
Comunque sia, da Plaza Italia bisogna fare una scelta: a nord c'è la zona “verde” di Palermo, quella dei grandi parchi, a sud invece quella cittadina, la cosiddetta Palermo Vieho (in realtà Palermo ha tante sottozone, Palermo Soho, quella bohemienne, Palermo Hollywood, quella dove ci sono le sedi della società di tv e cinema, Palermo Chico, ecc.).
Essendo già stato più di un'ora al giardino botanico, scelgo di andare a sud.
Visitare il quartiere con in mente le immagini di Borges è tanto affascinante quanto deludente.
Va be' insomma non ve la faccio lunga, ci sono anche dei locali attraenti ma tutto è decisamente troppo à la page, tutto un po' sopra le righe. Ciò non toglie che non si possa passare un piacevole pomeriggio in uno dei caffé di Plaza Serrano, il cuore di Palermo Soho.
Sempre su Plaza Italia c'è un palazzo che è chiamato Villa Freud. Perché, vi chiederete? Perché era frequentato da psicanalisti di praticamente tutte le scuole esistenti. Perché, e questo proprio mi ha lasciato di stucco, Buenos Aires è la città con più psicanalisti pro capite al mondo, batte persino la New York di Woody Allen. Si calcola che siano circa 15.000 gli psicanalisti in attività, e l'Associatiòn Psicanalìtica Argentina li riunisce dal 1942. Julio Cortàzar (un altro scrittore argentino da consigliare, se vi piace il genere fantastico. Rayuela, ad esempio, che negli anni '60 fu uno dei primi esempi di narrazione non lineare – tipo libro-game, per chi li conosce) una volta si vantò di essere l'unico argentino a non essere stato in analisi. Persino Borges ci va per un breve periodo. Ma ad un certo punto diventa una vera e propria moda, tanto che i termini psicanalitici ormai sono entrati nel linguaggio corrente, nelle conversazioni di tutti i giorni. Anche se oggi non è più imprescindibile come solo vent'anni fa, complice anche la crisi economica, pare che si senta ancora spesso la frase “scusate esco, vado dall'analista” o la domanda "ma il tuo analista di che corrente è?". I portenos ci scherzano spesso, non se ne vergognano per niente perché anzi, devi vergognarti se non ci vai.
Oggi (quattro giorni dopo, visto che sono indietro con il racconto) ho chiesto a Gabriela e lei dice che probabilmente tutto deriva dalle aspettative frustrate, sia degli immigrati arrivati nella terra promessa sia dei locali che, dopo essere stati quasi il centro del mondo, ora si ritrovano con un pugno di mosche.
Comunque, visto che ci sono anche un sacco di psicanalisti stranieri, forse una soluzione per tutti i nostri migliaia di laureati in psicologia disoccupati c'è...
In serata invece sono andato all'Alliance Francaise, una delle sedi del festival, a vedere un film di Rolf de Heer, l'australiano di Bad Boy Bubby. Il film si chiama Dr. Plonk, ho scoperto in sala che è coprodotto dalla Fandango, è girato come un film muto di inizio '900 ed è molto divertente.
Due aggiornamento sul documentario: ecco il nuovo link funzionante e quest'altro di una rivista online argentina che ha voluto dedicarmi la copertina (virtuale) e una delle poche segnalazioni nell'articolo di presentazione del festival.
a domani
p.s.: auguri a Marcella che oggi diventa più vecchia (ma se contiamo solo i compleanni danesi è ancora una bimba!), che però in compenso è ormai quasi pronta per scodellare un nuovo nipotino della numerosa (e ormai multi-nazionale) famiglia D'Ambrosio!
p.p.s.: grazie a luca per il bellissimo header nuovo fiammante del blog!
E come mi sorprendi Andre! non solo un fantastico post dedicato alla cucina argentina (che già da solo..bastava ad attirarmi)ma ora...Argentina trionfo della psicanalisi?! Beh..se impazzisco e torno a studiare...sarpò dove trovarmi un lavoro..e vuoi mettere??? A parte le mie cretinate..si sente che stai bene e stai godendo ogni momento di questo bel viaggio..Sono contenta..
RispondiEliminaUn bacione
p.s. se qualcuno decidesse di aprire una cannoleria a Buenos Aires io mi associo ;-)
Grazie per gli auguri!!!
RispondiEliminaVabbé, abbiamo anche parlato via skype quel giorno, ma scriverlo pubblicamente sul tuo blog ufficializza il tutto e mi fa inorgoglire!!
Un bacio a te e a tutti i cugini di famiglia che diventano sempre piú numerosi...