domenica 20 aprile 2008

San Telmo e la feria

“Tutti gli argentini sanno che il Sud comincia dall'altro lato di Rivadavia”
Jorge Louis Borges

Secondo Borges, El Sur ha inizio una volta che attraversi Avenida Rivadavia, che è la strada che taglia in due la città da est a ovest, il punto in cui tutte le altre strade che corrono da nord a sud cambiano nome. Per gli argentini è la strada cittadina più lunga del mondo: sembra che superi il numero civico 20.000...
La parte sud della città, la più antica, era anche la zona “bene” della capitale fino all'epidemia di febbre gialla del 1870, che indusse chi poteva permetterselo a trasferirsi nel Barrio Norte, mentre i caseggiati patrizi venivano a poco a poco occupati e stipati dalle famiglie più povere.
Per il Borges giovane, El Sur era pericoloso: “Dietro ai suoi muri sospetti, El Sur nasconde un pugnale e una chitarra”.
Oggi San Telmo è considerato uno tra i quartieri storici rimasto meglio conservati, con le sue case basse, le strade strette e a volte acciottolate, l'atmosfera ancora popolare (compresi, naturalmente, le asambleas del pueblos)
E' un quartiere che cambia volto dal giorno alla notte (ma questa è una tendenza molto forte in tutta la città, ne riparleremo), da quartiere popolare diventa uno dei quartieri dove uscire a cena o a bere qualcosa, con un'alternanza piuttosto confusa di trattorie tipiche, ristoranti esclusivi, piccoli chioschi e locali alla moda. Il tutto però conserva ancora un che di genuino, nonostante tutto.
E San Telmo cambia ancora tra i giorni feriali e il fine settimana. Il sabato infatti c'è un piccolo mercatino in Plaza Dorrego (il cuore antico del quartiere, nonché una delle piazze più antiche della città) che mi sembrava già molto carino, ma poi la domenica mattina la classica “feria de San Telmo” si estende quasi per chilometri, e l'atmosfera è quella festosa di un punto di ritrovo di tutta la città (moltissimi turisti, naturalmente, ma anche i porteñi ci vanno). Praticamente dal centro, da Plaza de Mayo, lungo tutta la strada che porta a Plaza Dorrego si alternano piccoli e coloratissimi banchetti che vendono un po' di tutto, compreso cibo fatto in casa, e artisti di strada di tutti i tipi e le foggie.
E' molto divertente camminare tra le strade improvvisamente così piene di gente di San Telmo (sembra che i visitatori siano circa 10.000 ogni domenica!). Per la calma, l'atmosfera rilassata e la quantità e qualità dell'offerta, il mercatino (alla faccia del mercatino, è enorme) sarebbe il paradiso di parecchie persone che conosco (stranamente, ma è solo una coincidenza, di genere femminile). Anche perché i più shop-alchoholic potranno alternare la fatica del mettere continuamente mano al portafoglio con i vari e divertenti spettacolini degli artisti di strada.
Si va dal tipo che semplicemente si siede in posizione del loto e suona il bastone tibetano (e non si capisce perché la gente dovrebbe dargli una mancia mentre lui è lì che medita...), a quelli che danno abbracci gratis, a piccoli gruppi che suonano (ma naturalmente gli argentini fanno le cose in grande, mica due o tre persone, orchestrine anche di 12 elementi...), coppie che ballano il tango, anziani signori che lo insegnano ad attempate turiste, chi con la chitarra suona e canta le canzoni di Gardel, chi invece, vestito a tutto punto da malvivente criollo, minaccia i passanti con un coltello e importuna le donne con un fiore in bocca, mettendo in scena tutta la mimica e la gestualità del balordo porteno tanto celebrato in poesie, tanghi e racconti.
Naturalmente il tango è dappertutto, e non solo ad uso e consumo dei turisti: questo infatti è uno dei quartieri dove il tango è nato, proprio perché era uno dei più popolari della città, e infatti molti locali che fanno spettacoli di tango sono proprio da queste parti. Ma devo ammettere che anche quelli che ballano per strada sono di una bravura impressionate. Si rimane incantati a guardarli. Ma soprattutto a sentire chi lo suona, è come se le note dei tanghi tra le mura di questo quartiere risuonassero più vere, come più attuali, come se tutta quella malinconia, la tua terra lontana, le donne che non ci sono, i sogni non realizzati, fossero ancora vivi ed attuali.
Ma di tango parleremo ancora, magari quando vi racconto de La Boca.
Tra gli incontri più divertenti c'è stato questo ragazzo vestito di tutto punto da fornaio che portava in giro questo specie di mini-carrettino con sopra delle coperte di lana per tenere al caldo i suoi “pan rellenos calentitos” che continuava a declamare in versi neanche si trattasse di una poesia rinascimentale...
Naturalmente (e solo per potervelo raccontare) ne ho assaggiato uno, anche perché vedevo che tutti i proprietari di banchetto del mercato ne prendevano: si tratta di una specie di calzone ma molto più grande e ricco in condimenti (ce ne sono di diversi tipi) e fatto con la pasta della pizza. Spettacolari, tra le cose più buone che ho mangiato qui.
Altre due cose curiose di San Telmo: c'è la sede della casa editrice Sudamericana, quella storica che, per intenderci, ha pubblicato "Cent'anni di solitudine". E c'è un museo penitenziario proprio accanto ad una delle chiese più antiche della città. Perché mai, vi chiederete voi? Perché il carcere femminile era all'inizio gestito dalle suore...
Niente battute! Vi ho sentiti!

AGGIORNAMENTI SUL FUMO.
Ancora tanto, soprattutto la mattina quando l'aria è quasi irrespirabile. Ormai non si parla d'altro, i giornali hanno mezza prima pagine stabilmente dedicata all'argomento. Passato tutto questo tempo, sembra sia l'episodio di inquinamento più grave della storia di Buenos Aires.
Che culo essere qui proprio adesso!
Tra l'altro nonostante le rassicurazioni del ministro, non si è convinti che il fumo sia così innocuo... alcuni dicono che contenga una quantità notevole di monossido di carbonio.
Va be', vorrà dire che da lunedì sentirò un po' meno del previsto la mancanza di questa città...

3 commenti:

  1. Finalmente!!!!!!
    Odo parlare di tango!!
    Pensavo che tu fossi dappertutto, meno che in Argentina.
    Invece di occuparti della tanto tua osannata sinistra de quà, sinistra de llà, vedi di imparare almeno un passo di questa sensualissima danza: rigorosamente accompagnato dalla rosa rossa tra i denti e dallo sguardo 'llanguidito! Come sapevo farlo io nei miei film anni '20 (che tu non conoscerai, naturalmente...Ripassati, per l'occasione, la storia del cinema muto, che non te fa' male...).
    Ciao, belmuchòs

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  2. Bah, il fulcro del post è il pan relleno calentido.

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