Poi in realtà non è vero, perché le sette università, l'incredibile quantità di giovani e le tante attività culturali fanno di Cordoba una delle città più vive e dinamiche del paese.
Ma per una domenica, almeno fino al calar del sole, mi ha fatto comodo crederlo, perché avevo davvero bisogno di un po' di sana pigrizia dopo le due intense settimane di Buenos Aires e la settimana di interviste in provincia.
Anche perché, pur scontando un'ultima settimana di incontri che ancora mi aspetta una volta tornato nella capitale, prima di partire, quello che comincia qui è la vera e propria parte “vacanza” di questo viaggio.
Il festival l'ho lasciato a Buenos Aires insieme al catalogo e a tutto il materiale che non aveva senso portarmi dietro, ora ho riposto anche il taccuino dove ho annotato tutte le storie in cui mi sono imbattutto e ho preso saldamente in mano la guida.
E poi Cordoba mi sta simpatica perché è il primo posto, comprendendo anche le strade percorse dagli omnibus, dove non c'è traccia dei manifesti o dei murales pro-berlusconi, quelli pre-elettorali o quelli che hanno messo dopo il risultato (“grazie per aver creduto nel cambiamento”, sigh). Finalmente sono abbastanza lontano, forse.
Ho fatto un po' di visite guidate (tanto sono gratis, e i musei costano 1 o 2 pesos, ovvero 20 o 40 centesimi...) e, a parte trovare un paio di guide davvero molto molto brave, mi sono sempre ritrovato nella parte di quello che viene dal vecchio mondo dove la Storia sembra sia cominciata un po' prima (“naturalmente questo ce l'avete anche a Roma” mi è stato detto una decina di volte).
In effetti da europeo (e italiano in particolare) ci vuole tempo ad abituarsi ad un altro modo di considerare cosa è “antico” e “storia”, ma naturalmente non si può commettere l'errore di guardare dal nostro punto di vista, altrimenti tutto apparirebbe insignificante.
Poi in realtà scopri cose dappertutto, come alcune cose sull'ordine dei gesuiti (fondamentale per la storia di tutta l'argentina, non solo di cordoba) che sinceramente ignoravo. O ti imbatti in una storia che avevo scoperto per caso un paio di anni fa, quella del missionario gesuita Matteo Ricci, che ha avuto un ruolo di primo piano nel far da ponte tra la cultura occidentale e quella cinese, raccontata qui con dovizia di particolari per spiegare la vocazione missionaria dell'ordine.
Del complesso centrale chiamato “Manzana Jesuitica” la cosa più interessante, oltre all'antica biblioteca, è la sala dove i novizi superavano l'esame finale: immaginate una specie di navata di una chiesa con un enorme coro ligneo da un lato, sedie dall'altro (rispettivamente posto degli insegnanti e del pubblico di amici e parenti o curiosi) e al centro un pulpito rialzato destinato al candidato.
Questi doveva stare in piedi per 8 ore di seguito e per tre giorni, a rispondere alle domande degli insegnanti. Anche un solo errore significava non passare l'esame.
Ma vi racconterò altre cose di Cordoba domani, la cosa importante è stato recuperare l'onore perduto.
La sera prima ero a cena con dei ragazzi tedeschi (di berlino, ma che coincidenza...) che sono qui da un po' a studiare spagnolo, e mi hanno consigliato un ristorante che secondo loro è il migliore in città per la carne. Allora mi preparo per bene, mi metto il vestito buono, e vado.
Il ristorante si chiama “Beto's”, e ha un'enorme forno per l'arrosto a vista in fondo alla sala. Mi siedo in modo da averlo di fronte, e poter guardare negli occhi il ragazzo che è addetto all'asado (i film di Sergio Leone non sono passati invano, per fortuna).
Do un'occhiata al menu, c'è un parrillada mista che si chiama “diente libre” (una variante locale del “tenedor libre”, dove mangi senza limiti) e capisco che è quello che fa per me.
Per cercare di stroncarmi prima del tempo mi portano, compresi nel menu, un empanada di carne, un'insalata mista gigante e un piattone di patatine fritte con ben due uova strapazzate sopra (qua le uova le mangiano insieme alla carne, come contorno...). Ma non mi lascio intimidire.
Sul tavolo ho un tagliere di legno, e il cameriere passando mi ci poggia sopra di volta in volta pezzi di carne diversi, ma tutti ugualmente enormi.
Ma io ho anche un ottimo Melbac di Mendoza per aiutarmi nell'impresa, e vado avanti stoico, guardando fisso il ragazzo dell'asado. Che prova a vincermi con tre tipi diversi di salsicce di cui una completamente nera e dalla dubbia provenienza (meglio non chiedere notizie sul contenuto), ma io penso ad una nazione intera che è alle mie spalle, all'incitamento della mia famiglia allargata di cui devo difendere l'onore di gran mangiatori (o almeno non da meno rispetto agli argentini!) e vado avanti.
Alla fine mi arriva una bistecca gigante, ma, seppur provato, finisco tutto.
Capisco dallo sguardo ammirato del cameriere di aver finito il primo giro di carne, e allora, prima di fare il passo più lungo della gamba, quando arriva per chiedermi se voglio ricominciare gli dico che “per oggi” va bene così, per fargli capire che potrei anche continuare, volendo (non è vero, ma è controinformazione, of course).
E per dimostrarlo, prendo pure il gelato compreso nel menu (come si dice al sud, “sta pagato”...). Tra parentesi, tutto per la modica cifra di 40 pesos (8 euro). E neanche a dirlo, la carne era spettacolare.
Duramente provato ma felice di aver pareggiato il mio conto aperto con l'asado, mi alzo e naturalmente mi sdraio per tre ore in un parco per tentare di digerire...
Comunque vorrei un applauso, per favore.
Grazie!
P.s.: sto sorvolando di proposito sulla terribile notizia giunta da Roma... credo di non meritarmelo, un sindaco fascista con la croce celtica tatuata orgogliosamente sul collo...
4 commenti:
attento a come parli... potrebbero non farti rientrare in italia, eversivo. Ave al nuovo duce di roma padrona!
ma insomma! E' un pò che non visito il tuo blog (perdonooo)e si torna a parlare di abbuffate!!!almeno ora posso ritenermi veramente orgogliosa di te, hai finito tutto, pure il gelato.un abbraccio forte forte
Clap Clap Clap!!
Applausi a scena aperta per il carnivoro italiano che ci fa onore nell'altro emisfero.
Sono orgoglioso di te, Nobile!
Certo, che bello fare festa così, con 8 euro... Devo fare un giro anch'io in Argentina!
(anche se mi sarei praticamente fermato alle uova...)
Hasta L'Asado, Siempre.
Concordo sulla segnalazione del ristorante Beto's. Uno dei migliori bife de chorizo che ho mangiato in Argentina, anche gli altri tagli squisiti. Abbiamo rinunciato al diente libre perché nella parrillada ci sono troppe interiora (che non mangiamo). In due abbiamo speso un centinaio di pesos (circa 22 €): vino, contorno, postre compartido e mancia inclusi. Provato il 5 agosto 2008
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