Prima ho passato tre giorni a Mar del Plata, “la perla dell'Atlantico”, o se volete la Rimini dell'Argentina, il posto dove da Buenos Aires si va a passare le vacanze estive o qualche fine settimana lungo.
Le uniche differenze con la riviera romagnola: qui in bassa stagione rimangono comunque quelle 700.000 persone che abitano in città; e poi, quello che hai di fronte non è un mare ma è pur sempre un signor Oceano.
La tappa è stata proficua: innanzi tutto perché ho ripreso a respirare aria buona dopo l'inquinamento e il fumo di Buenos Aires. E poi perché ho trovato molte storie interessanti per il mio futuro documentario.
Anzi, l'accoglienza dei nuovi e vecchi migranti italiani è stata incredibile. Strano come tra italiani ci si sente parte di una comunità solo quando si è all'estero, e neanche sempre, e quasi mai in Italia.
Ho parlato (ascoltato in verità) per tre giorni dell'immagine che hanno qui del nostro paese, e poi anche nei tre giorni successivi durante i quali invece sono finito 500 km più a sud, a Bahia Blanca, inseguendo un'altra storia di emigrazione questa volta lucana.
(Bahia Blanca è quasi a metà Argentina: trovi autobus che ti portano 2000 chilometri più a nord come 2500 più a sud...)
C'è nostalgia per un paese che non esiste più. Oppure, nei giovani o meno giovani che sono arrivati negli ultimi anni, in questa sorta di nuova migrazione dalle caratteristiche totalmente differenti che sto cercando di capire e approfondire, c'è un rifiuto, più che una fuga, di tanti aspetti dell'Italia di oggi che non si ha più voglia di sopportare.
Comunque gran belle storie e gran belle persone, davvero. E ci si commuove a vedere e sentire storie così dure che ancora fanno scorrere qualche lacrima in volti induriti dal tempo e dalla fatica. Non ne posso parlare qui nel blog per ovvi motivi, ma conto di tornare presto in queste latitudini per raccontarle, le loro storie. (è una minaccia, ovviamente)
Invece, volevo condividere con voi una cosa. Proprio dopo questi giorni in cui parlavo continuamente dell'Italia, il caso ha voluto che ieri sera, tornato presto in albergo perché stanco dalle 7 ore di autobus con sveglia alle 4 e mezza della mattina, abbia acceso la tv e mi sia imbattuto in Raitalia (che sarebbe la vecchia rainternational). E in particolare in Saviano ospite da Santoro. Ho visto tutto Anno zero e mi è tornata un'angoscia che da quando sono in Argentina avevo dimenticato (e non solo perché sono in vacanza, questa tranquillità della vita e del modo di affrontarla è una delle motivazioni più comuni in chi ha scelto di venire qui: soprattutto, credo, l'assenza di paura).
Ad un certo punto quando sono andato in bagno ad incipriarmi il naso (ah no, quello lo dicono le signore, pardon) ho avuto un piccolo corto circuito e per un attimo ho pensato seriamente di trovarmi a Roma.
Non so cosa voglia dire, non ci provo nemmeno, a capirlo.
Solo, forse non ce lo meritiamo, tutto questo.
L'angoscia e la disperazione nelle quali viviamo immersi, senza nemmeno rendercene bene conto, salvo poi per qualche fortuito motivo guardarci da fuori e stupirci, molto banalmente, di come facciamo nonostante tutto a respirare.
p.s. sono riuscito a spedire questo post mentre sono appena arrivato a Cordoba, a nord-ovest di Buenos Aires e 950 km più a nord di Bahia Blanca. Presto vi farò sapere come va qui...
ogni volta che leggo quello che scrivi rimango a bocca aperta,mi lasci sempre senza parole.....mi sembra di esser li con te!!!comunque non vedo l'ora che ritorni qui a roma...un bacione forte la tua cuginetta!!!stefy
RispondiElimina