domenica 25 maggio 2008

Lo sciopero quotidiano e la Difunta Correa

Come vi ho detto, in Argentina scendere in piazza è quasi un obbligo sociale. Cacerolazos e piqueteros sono sempre all'ordine del giorno. Forse è perché la democrazia è in fondo così giovane, forse è solo un modo di fare casino, certe volte è addirittura un veicolo di controllo sociale (come mi hanno raccontato, non ci sono solo manifestazioni contro ma anche a favore, ovvero a favore del governo, peccato che in quest'ultimo caso siano spesso organizzate e pagate dal governo stesso, che sfrutta la fame dei descamisados per mandarli in piazza in cambio di pagamenti in natura, spesso con cibo).
Impossibile non imbattersi in qualche blocco della circolazione o rumorosa protesta, e infatti a me è capito parecchie volte.
Nel viaggio da Puerto Iguazu a Buenos Aires, che doveva contenere una tappa a Rosario, sono capitato proprio nell'occhio del ciclone. La lotta tra il “campo”, i contadini, e il governo, non sembra conoscere fine e le strade sono di nuovo bloccate dagli agricoltori. Io dovevo attraversare il Rio Paranà, che non è un esattamente fiume ma quasi un mare (nel nord è semplicemente larghissimo, tanto che stenti a vedere l'altro riva, sul delta, a Buenos Aires, la bocca è larga più di duecento chilometri, come dire da Roma a Napoli...), e per questo ci sono pochissimi ponti che lo sfidano. E nessun bersaglio è migliore di un ponte, se vuoi creare disagio. Per fortuna nel nostro caso si è trattato solo di aspettare poco più di un'ora, poi ci hanno fatto passare.
Certo era facile e comodo, aspettarla nell'autobus migliore che mi è capitato finora, serviti e riveriti, con addirittura un ottima cena calda (con l'immancabile carne e addirittura una miniporzione di parmigiano grattugiato da mettere sul riso che la accompagnava...).
Devo aprire una parentesi sugli autobus. Tutti mettono film in continuazione, per fare passare più velocemente le lunghe ore di viaggio. Ciò che è straordinaria è la selezione di film che viene fatta: se nella maggior parte sono film americani recenti o recentissimi (certe volte ancora in sala!), spesso si tratta di film d'autore o comunque non commerciali, e mi è capitato un viaggio in cui hanno inanellato di seguito “Io e Annie”, “Juno”, “I'm not here” e “Y tu mamà también”. Come a dire, programmazione che nemmeno i nostri cinema d'essai osano. In effetti mi hanno detto che in Argentina il cinema d'autore va molto forte, che Woody Allen e i fratelli Coen sono tra gli americani più in voga (almeno a Buenos Aires e nelle grandi città), ma non pensavo che addirittura nei pullman, dove c'è gente di tutti tipi, non certo solo cinefili, mettessero questo tipo di film.
Insomma arrivo a Rosario, dove avevo un sacco di posti consigliati perché due persone che ho conosciuto sono di qui, e invece la città è completamente bloccata. Mi dicono tutti la temutissima frase “hay paro”, che all'inizio sembra solo uno sciopero a tappeto dei taxi (che oltre a non lavorare bloccano tutto l'accesso al centro, provocandomi non pochi problemi logistici), poi invece mi rendo conto che tutta la città è ferma, come a lutto, c'è gente ma tutto è chiuso, dai negozi ai ristoranti ai musei, perfino i cinema multisala (che non chiudono mai!).
Alla fine mi spiegano che c'è stato nella notte un brutto episodio che ha visto la morte di un tassista (sembra che il ragazzo che l'ha ucciso abbia dichiarato che l'ha fatto perché non aveva i 6 pesos per pagare la corsa, pur se la sua intenzione non era quella di uccidere), e che la protesta-lutto si è estesa dai tassisti a tutta la città. Dopo aver appurato che la cosa sarebbe andata avanti ancora un paio di giorni, e soprattutto che due giorni dopo ci sarebbe stata una mega manifestazione nazionale dei contadini, ho pensato bene di scappare e di tornarmene nella (mia) Buenos Aires.
Peccato perché Rosario sembrava interessante, molto elegante, molto europea, molto viva (nonostante il lutto cittadino!), con un bellissimo lungofiume di 15 chilometri, isole al centro del fiume e spiagge (spiagge?! per fare il bagno in quel fiume? mah...), un clima rilassato e festaiolo.
Ma sarà per un'altra volta.
Ah, dimenticavo! Lo stesso giorno a Rosario c'erano altre due manifestazioni, una notturna degli studenti davanti al rettorato, e un'altra che è durata tutto il giorno degli indios (“pueblos originarios en lucha”, diceva un cartello) con tutta la famiglia e soprattutto centinaia di bambini festanti al seguito, davanti al comune. E invece nella placida Cordoba una manifestazione indetta contro l'aumento dei prezzi dei biglietti dell'autobus è sfociata in guerriglia urbana...
Comunque, vi avevo promesso la storia della concorrente del Gauchito Gil. la Difunta Correa. I suoi santuari sono pari a quelli del gauchito, anche se meno appariscenti perché non ci sono le bandiere rosse che sventolano. In alcuni casi sono addirittura uno accanto all'altro, così ti puoi fermare a rendere omaggio a tutti e due in una volta sola.
Ma qual è la sua storia? Deolinda Correa, durante la guerra civile di metà '800, seguì a piedi il battaglione del marito malato, portandosi dietro il figlio piccolo in braccio. La donna morì di stenti, ma quando alcuni pastori la trovarono, videro che il bimbo era ancora vivo e che stava succhiando latte dal seno materno. La sopravvivenza del figlio è solo il primo di tanti miracoli che le sono stati attribuiti, e il luogo della sua morte è diventato presto un affollatissimo santuario, con un intero paese che gli è sorto intorno e 200.000 fedeli che arrivano qui soprattutto il primo maggio e a Natale.
I camionisti sono evidentemente tra i più fedeli: le cappelle della Difunta si riconoscono dalla presenza di numerose bottiglie d'acqua, messe lì per “dissetare” la santa morta di sete.
Tutto sarebbe quasi “normale” per noi abituati a eccessi di questo genere con svariate tipologie di santi, se non fosse che la Difunta Correa non è riconosciuta santa dalla Chiesa, e quindi ancora una volta si tratta di una tradizione fortissima ma tutta popolare, nata per così dire “dal basso”.
Esiste un sito del santuario (che contiene una storia più dettagliata, se vi interessa) e anche uno di un gruppo musicale cileno (la devozione è diffusa anche lì e in Uruguay) che si chiama Difuntos Correa, che vuole diffondere la leggenda, non è nemmeno così male e, udite udite, quest'estate è in tour in Europa.
Imperdibili!

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