martedì 8 aprile 2008

Giorno 1: l'arrivo a Buenos Aires

“Mi sembra una bugia affermare che Buenos Aires abbia avuto un inizio: io la considero eterna, come l'aria o l'acqua”
Jorge Luis Borges


Mi sono imbattuto spesso in questa frase, leggendo di Baires. E mi è tornata in mente due volte, all'arrivo. La prima guardandola dall'alto, perché l'aereo l'ha attraversata tutta, eravamo ancora in una notte che non aveva fretta di diventare mattina, e, complice l'aria limpida, tutta la città era visibile, sotto di noi. L'impressione era quella di un plastico fatto da un architetto con poca fantasia: una mappa squadrata e strade lunghissime, infinite. Una città senza inizio ma anche senza fine, in questo senso senz'altro eterna, perché Buenos Aires è veramente enorme!E lo stesso ho pensato sull'autobus dall'aeroporto al centro: chilometri e chilometri di periferie, prima di arrivare alla città vera e propria. D'altra parte, 13 milioni di persone da qualche parte devono pure abitare...
Però devo dire che la periferia è dignitosa: palazzoni certo, ma niente di sconvolgente, molto meglio di tanti orrori in alcune nostre città molto molto più piccole... Sarà anche che la città mi stava accogliendo con un'alba strepitosa (niente foto purtroppo, la mia macchinetta era scarica, non chiedetemi perché, è una storia lunga...), e anche qui potrei scialare sul significato simbolico dell'arrivare in una città nuova all'alba, ma non lo faccio.
Non è stato difficile trovare l'unico bancomat dei due terminal dell'aeroporto, anche se la sorpresa è stata che posso prelevare al massimo 300 pesos (60 euro) alla volta (su qualche blog però lo avevo letto).
I modi per andare in centro sono tre: l'autobus pubblico, che costa praticamente nulla (1 peso e 50, ovvero 30 centesimi) però bisogna avere la moneta contata che non avevo e soprattutto temevo un sovraffollamento, essendo lunedì mattina presto. Poi c'è il remis, l'autobus diretto, che costa 35 pesos (7 euro) e il taxi che costa circa il doppio.
L'autostrada è molto veloce, poi però arrivati in città il traffico naturalmente è in agguato.
Visto che era presto dopo l'autobus ho inaugurato la metro (pulita, comoda, molto frequente e economica, solo 0,9 pesos, ovvero 18 centesimi!) e poi ho fatto un pezzo a piedi per arrivare all'ostello.
Era ancora troppo presto, però, e la mia camera non era pronta. Ho approfittato della colazione (gli altri avventori sono soprattutto americani, a parte una coppia di tedeschi) e sono schizzato fuori per andare all'appuntamento con Gabriela, la mia insegnante di spagnolo.
A dire la verità avevo scelto una scuola, e avevo scelto anche l'ostello in base alla vicinanza con la scuola, ma poi la settimana scorsa ho cambiato idea, leggendo dei commenti su internet sulle lezioni private di Gabriela (che ha un sito). Mi piaceva l'idea di fare lezione in giro per la città, l'ho contattata, era libera, e così eccomi qui.
Il caffé che ha scelto per l'appuntamento, El gato negro, è ricco di varietà diverse di caffé e té ed è molto carino, su Calle Corrientes, che è la via dei teatri.
La prima lezione è andata molto bene (nonostante il fuso orario), anche se si trattava per lo più di un ripasso di quelle pochissime cose che già sapevo di spagnolo. Ho anche avuto i compiti a casa!
Dopodiché, il primo giorno è quello deputato al girovagare senza meta, anche per cominciare ad orientarsi. Non è difficile come pensavo, la mappa squadrata tipo quella di Torino mi spaventava un po', ma le segnaletica è ottima e ci si ritrova subito, anche senza guardare la cartina.
Prime impressioni in rigoroso ordine sparso:

TRAFFICO. Tanto, anche se è vero che lunedì mattina anche Roma è un delirio... Più che altro molto inquinato. Altro che controllo dei gas di scarico!

AUTOBUS. O meglio, colectivos. Fantastici, coloratissimi, accessoriati... sembra che i motivi siano due: le compagnie sono private e in concorrenza tra loro; e un autista guida sempre lo stesso autobus e quindi se lo personalizza. Non ne ho ancora preso uno (oggi solo lunghe camminate defatiganti) però anche solo vederli è uno spettacolo. E passano con una frequenza impressionante. Ah, dimenticavo: girano 24 ore su 24. Prendete nota per favore, grandi città del nord Italia.

LE FILE. Sorprendentemente, almeno per lo stereotipo che si ha dell'America Latina, ordinatissime! Quando si aspetta l'autobus ci si mette in fila così chi aspetta da più tempo sale per primo (gli autobus spesso sono affollati). Davanti ai bancomat, poi, file che ho visto solo in Inghilterra (lì perché sono abituati a ritirare solo poche sterline alla volta, qui probabilmente perché non possono fare altrimenti).
MANIFESTAZIONI. Ne ho beccate due, una degli studenti universitari davanti al rettorato, l'altra dei reduci di guerra a Plaza de Mayo. Polizia tanta e in tenuta antisommossa, ma lontana e tranquilla.

CLIMA. Fa un caldo inaspettato! Credo quasi 30 gradi. La gente era in giro in sandali, pantaloncini e t-shirt. E io, orgoglioso del mio zaino di soli 11 chili, ho rimpiano i sandali all'ultimo momento lasciati a casa...

LA GENTE. I marciapiedi (e la metro) strabordano di gente, molto varia di aspetto, tantissimi giovani (sarà che vengo da un paese di vecchi...) e un alto tasso di bellezza (che non guasta).

IL CIBO. Avrò modo di parlarne diffusamente, ma a parte i primi buoni incontri culinari Buenos Aires è una tentazione perenne, a ogni angolo di strada!

POVERTA'. C'è, naturalmente, ma accompagnata da grande senso di dignità. Per esempio sono molti i lustrascarpe sui marciapiedi, e molti i clienti, ma l'attrezzatura del lustrascarpe, pure se sparpagliata sul marciapiede, è tale da fare invidia a un calzolaio...

FOTO. Per chi è appassionato di fotografia Buenos Aires è un paradiso. C'è tutto e il contrario di tutto. Mi sono già venute in mente delle possibili serie per Melisa e per Luca: i colectivos, gli onnipresenti parcheggi che sembrano scavati dentro i palazzi, gli assurdi negozi di ferramenta dal sapore retrò (e conosco, per quanto sembri strano, almeno una fan dei ferramenta...), e un'altra che ora mi sfugge.

Be' infatti per ora basta che sono veramente cotto.
Vi devo raccontare ancora della mia prima chiaccherata con un porteño (vi dico solo che, nel mio stentatissimo spagnolo, abbiamo spaziato dalla crisi dell'Alitalia a Berlusconi, dagli scioperi in Argentina a Cristina Kirchner...), della cena a San Telmo e delle elezioni (sì, proprio quelle italiane... non si scappa neanche quaggiù...).
A domani.

7 commenti:

diego ha detto...

e già il nuovo mondo,
quello da cui attingere ricchezza,
materiale come fecero gli spagnoli o interiore come solo chi ama viaggiare solo insieme a tutti quelli che incontra sa trattenere.
Buon viaggio amico mio
ti seguirò con attenzione (è una evidente minaccia) e riconscienza...
già sono ancora scosso di una gioia incontenibile.
il giorno del mio matrimonio siete stati al di là delle attese grazie di cuore.
Tornando a te, spero tu possa caricare la macchina fotografica almeno per la "BOMBONERA".
Ti devo salutare
ora mi aspettano compiti da marito che solo a dirla così trasmettono felicità

A presto

Unknown ha detto...

Ciao Andrea...ma che bello, sembra di vedere delle imagini di film scorrere sullo schermo del Pc!io li voglio vedere questi collectivos e le strade di buenos aires e gabriela...vabbè il tuo blog sarà un mio appuntamento fisso!
baci e a presto
Lae

Roberto e Michela ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Roberto e Michela ha detto...

Quando tu più o meno ti imbarcavi per il tuo volo transoceanico, intercontinentale, trans emisferico... io ero sul treno che mi riportava al nord (nel mio sali e scendi che non ha niente del sapore del viaggio come si dovrebbe intendere o che dovrebbe avere, e che avrà il tuo) ero intento a leggere il settimanale mio preferito: "Domenica" de Il sole 24 ore e mi soffermavo proprio su una frase di Borges (mi sa che autori argentini ne leggerai parecchi e anche noi impareremo qualcosa).
" Abbiamo perduto quei lineamenti come si perde un'immagine nel caleidoscopio. Possiamo scorgerli e non riconoscerli. Forse un tratto del volto crocifisso si cela in ogni specchio; forse quel volto morì, si cancellò, affiché Dio sia tutto in tutti".
Borges era agnostico (forse come qualcuno altro che conosco) ma appassionato di teologia e sempre alla ricerca del volto di Cristo in croce... "fino al giorno dei miei ultimi passi sulla terra".
La riporto perché è ritornata in mente non solo dopo la tua citazione, ma anche quando ho letto i riferimento alle code, ai volti in fila per prendere l'autobus.
Volti, incontri, conoscenze, scoperte, rivelazioni... il tuo viaggio aperto a tutto ciò, alla condivisioni e alla libertà... ti metterà a stretto contatto di questo volto... fissalo, imprimilo, ricordalo... portalo con te... e consegnalo anche a noi.
un abbraccio e alla prossima avventura!
ro

PS forse il massimo di prelievo è stato fissato dopo la crisi argentina di qualche anno fà, l'impennata dell'inflazione... infomrati.

giorgia ha detto...

si...e il tuo blog non poteva essere un semplice blog che ha infatti già il sapore di un libro....
ed è forte e nitida la sensazione che l'unica cosa che sentiamo di fare in questo istante, mentre leggiamo le tue immagini di un' Argentina lontana, è prendere e raggiungerti!
minchiaaaaa!

aproveha de todo mi hermano: eso es tu VIAJE!!!

giorgia ha detto...

p.s. tante congratulazioni al signor Diego e consorte...

sorella di andrea

Porzione ha detto...

Come al solito ci facciamo riconoscere. Anche nel blog mettiamo in evidenza il nepotismo, pessimo costume italiano. Subito tutti a far mostrare i vincoli di parentela: marito, sorella. Vergognatevi.
Fortuna che in qualità di cugino in quota Udeur dell'autore ho ottenuto il posto di moderatore dei commenti.