Buenos Aires è una spianata vasta e piatta su cui sono state piantate delle case metro dopo metro. Questi quadrati sono separati gli uni dagli altri da stretti fossi, che in realtà sono strade. Passeggiare per Buenos Aires è come giocare a dama con i piedi. Ci si sente come una pedina sospinta di riquadro in riquadro su una scacchiera.
Albert Londres
La cosa sorprendente è non avere mal di testa.
Insomma, voglio dire, quando ti trovi dall'altra parte del mondo sei a testa in giù, e in effetti già ti sembra strano non cominciare a volare, così, è un attimo, magari inciampi, perdi per un momento il contatto con il suolo e... via, basta, perso per sempre. Ti immagini tutti che camminano vicino a muri, che si mantengono ovunque, come quando a Trieste c'è la bora, solo che qui il pericolo è cadere verso il cielo. Te li immagini tutti belli in carne, gli argentini, non si sa mai meglio premunirsi e ancorarsi per bene, e invece sono tutti insopportabilmente magri. Insomma tutto sommato hanno trovato il modo di convivere con questa bizzarra condizione, non ti capita di vedere gente volare via ad ogni angolo, si sono attrezzati bene. Però almeno l'emicrania me l'aspettavo, con tutto quel sangue che va alla testa...
Invece, niente. E ora che ci faccio con tutte le aspirine che mi sono portato?
Sarò breve, oggi. Sì, lo so, ho appena cominciato e sono già in ritardo, non ho nemmeno finito di raccontarvi di ieri... Ma è tardi e domani è un giorno importante, devo dormire un po'.
Per cui siate buoni, non vi racconto niente né di ieri né di oggi ma vi spedisco un altro po' di considerazioni sparse.
CELLULARI. Come ormai dappertutto, sono ovunque. Nelle pubblicità, nei tantissimi negozi, nelle mani delle persone. Sono felice di non contribuire, con il mio mese sabbatico dal GSM. La particolarità di Buenos Aires è che la gente per strada, e non chiedetemi perché, invece di usare l'auricolare o di parlare con il telefono attaccato all'orecchio, usa il vivavoce, per cui parla con il cellulare davanti alla bocca e, volendo, puoi ascoltarti tutta la telefonata. Mi sembra una moda assurda, soprattutto se messa in pratica mentre si cammina, sui marciapiedi, ma tant'è.

FOTO (2). Dimenticavo altre tre serie, tutte con in comune un motore a scoppio: le fantastiche moto che sembrano uscite tutte da un museo d'epoca (mentre i motorini sono quasi sempre nuovi fiammanti, con molti improbabilissimi Garelli...); le automobili ritoccate (qui la moda del tuning ha un sapore retrò, perché spesso a essere accessoriate sono auto non propriamente attraenti, tipo alcuni modelli di fiat che non avevano il coraggio di vendere nemmeno da noi...); i camion, lucenti e brillanti (anche se molto anni '50) se visti di fronte, delle vere carrette se visti da dietro.
STUDENTI. La sorpresa è sempre dietro l'angolo, a Buenos Aires. Ti ritrovi così in pieno centro, all'ora di pranzo, a essere circondato da studenti in divisa appena usciti dalla scuola/collegio/non so: dei perfetti oxfordiani, naturalmente prima tutti maschi poi, qualche isolato più in là, tutte femmine, anche loro in divisa da collegiali, forse più giapponesi che oxfordiane. Mah! Se mi ricapita vi faccio vedere una foto, stavolta lo spaesamento ha avuto la meglio.
INFORMAZIONI. E' una lunga storia il cui testimone più assiduo è Luca: ogni volta, in ogni luogo, anche dove è improponibile, vengo scambiato per locale e mi vengono chieste indicazioni. Mi è successo sempre, fin da quando ero ragazzo. E naturalmente oggi anche qui. In genere la tradizione vuole che, miracolosamente, l'indicazione riesco pure a darla. Oggi no, peccato. Però stavolta ci sta che sia scambiato per locale, e la spiagazione porta direttamente al prossimo punto:
ITALIANI. Sono dappertutto, lo sappiamo. Ma qui più che altrove. Più che altro, anche se chi incontri non è italiano, hai almeno il 50% delle probabilità che abbia almeno origini italiane. Gabriela, la mia insegnante, Mauricio, il tipo con cui ho chiaccherato ieri, e due tassisti su due alzano decisamente la mia personale media. Giusto per dare un dato qualsiasi, nel 1914 quattro quinti della popolazione argentina era costituita da immigrati, e di questi il gruppo più numeroso era proprio quello degli italiani. Ci sono un po' di storie simpatiche da raccontare, sugli italiani in Argentina, ma un po' alla volta!
CHIESE. Non sono ancora entrato nemmeno in una (non che senta questo bisogno insopprimibile, ma almeno quelle da visitare...) però una cosa l'ho notata: quando passano davanti a una chiesa, gli argentini fanno il segno della croce. Fuori! Non so, io in Italia questa cosa non l'ho mai vista.FILE (2). Oggi ho visto una fila ordinatissima di quasi mezzo isolato: gente che aspetta l'autobus e si mette in coda, con il rischio anche di non riuscire a entrare e dover aspettare quello dopo, però non passa avanti. E, a parte le solite file alla biglietteria della metro e ai bancomat, un'altra, molto composta, di una decina di persone che aspettavano sul marciapiede il loro turno dal fruttivendolo.
Bene, vado a nanna. Anzi no, devo fare prima i compiti di spagnolo!
3 commenti:
Io te l'avevo detto che somigli troppo al "comandante"... non ti stupire poi se ti chiedono informazioni o notizie su Radio Rebelde!
Ma la ci sono le mozzarelle?
2 cose:
1)"gni volta, in ogni luogo, anche dove è improponibile, vengo scambiato per locale e mi vengono chieste indicazioni. Mi è successo sempre, fin da quando ero ragazzo."ma perche' ora che sei? nn sei un ragazzo?
2)le file ordinate per aspettare l'autobus ci sono anche qui a Barcelona!
X Maurizio: no, niente mozzarelle. almeno non come quelle di bari...
però ci sono le empandas dappertutto che sono una variante locale dei panzerottini!
E comunque è praticamente impossibile fare a meno di mangiare, a qualunque ora del giorno e della notte...
non c'è speranza.
X GIORGIA: no che non sono più un ragazzo, c'ho una certa età ormai...
E' vero che le file ordinate ci sono anche a barcellona. Ma qui ci sono per qualunque cosa, e la cosa bella è che non sono verticali ma orizzontali, ovvero seguono le mura dei palazzi così non intralciano il traffico di pedoni che è sempre intenso...
Posta un commento