Il paesaggio cambia innumerevoli volte, in questo paese tanto grande e tanto vario, dalla provincia di Salta a quella di Missiones. E' un viaggio nello spazio ma anche un viaggio a ritroso nel tempo, laddove la terra è ancora il bene primario. Si costeggiano parchi naturali, alle volte decine e decine di uccelli predatori sono lì in alto nel cielo, che planano senza muovere le ali, con quella grazia e eleganza che è solo loro, che sembra quasi naturale, volare, fatto così, sembra quasi che non ci voglia poi molto.
Le strade non sempre sono in buone condizioni, a volte l'autobus è costretto a rallentare moltissimo per evitare danni dovuti dalle buche o dall'asfalto dissestato. Ma in ogni caso, appena si fa buio, occupa stabilmente il centro della strada, tanto di traffico c'è n'è sempre poco e poi così si ha più spazio per evitare buche e eventuali animali.
Tra colleghi, poi, ci si saluta sempre, lampeggiando.
I terminal delle città sono sempre vivi, anche di notte, c'è sempre gente che aspetta qualche omnibus e qualche ufficio aperto. A volte i bar/ristoranti sono addirittura affollatissimi, in piena notte.
Il viaggio scorre via liscio, anche perché l'autobus è semivuoto (dovevo prendere il cama ma era pieno, molto meglio questo semi-cama vuoto...). Arrivati la mattina a Posadas, vedo scorrere tutta la regione di Misiones per arrivare a Puerto Iguazu.Ero molto indeciso, in realtà, se usare gli ultimi giorni prima della settimana bonairense per andare a sud, nella provincia di San Juan, in quella che è chiamata la “valle della luna”, oppure a Iguazu. Mi hanno convinto tre cose: una che la valle della luna è sulla ruta 40, e quindi spero di passarci presto in un altro viaggio. La seconda è una promessa che avevo fatto di andare a vedere le cascate. La terza è che in effetti il periodo era quello giusto, sia perché non fa il caldo asfissiante che fa d'estate, sia perché avevo letto che ci sono visite guidate notturne nelle notti di luna piena, come queste.
E allora eccola, Misiones, regione di boschi e piantagione di yerba mate, la mania argentina di cui vi parlerò presto, di parchi naturali (ne ha tre) e di fiumi, che lambiscono e segnano i confini di questa terra che si allunga tra Paraguay, Brasile e Uruguay.
I nomi dei paesi qui hanno tutte assonanze del tutto dissociate: Baden Baden, Eldorado, Jesus, Puerto Rico, Montecarlo... E la vegetazione mi ricorda che il tropico del capricorno è a due passi...
Arrivo a Puerto Iguazu dopo quasi 27 ore di autobus, un po' provato e infatti, dopo aver dribblato abilmente i tipi della HI, mi lascio convincere da un tipo a vedere un residencial vicino al Terminal, e alla fine lo prendo pure: è veramente molto alla buona, ma la posizione è ottima e poi costa solo 50 pesos (10 euro) colazione compresa...
Peccato perché in realtà l'ostello qui era fantastico, con addirittura una splendida piscina e aree lounge, ma naturalmente l'ho scoperto dopo...
Eccomi, allora, nel paese delle mitiche cascate, il posto più visitato dell'argentina insieme a Buenos Aires e Ushaia. L'unico, in effetti, dopo la capitale, dove mi è capitato di sentire parlare italiano.
Presto il racconto delle cascate.
Approfitto però del lungo viaggio per raccontarvi di una delle due cose più frequenti che si incontrano lungo le strade argentine: i santuari carichi di bandiere rosse del “gauchito” Antonio Gil.
La storia di questo gaucho, che risale al secolo scorso, è un tipico esempio di come qui convivano una religiosità forte e culti pagani, non solo negli indios ma in tutta la popolazione.
Antonio Gil, che viveva da gaucho, ha una storia con una vedova e si attira l'odio del fratello di lei e soprattutto del capo della polizia, anch'egli in relazione con la vedova. Per sfuggire all'ira dei due, Gil si arruola e combatte la guerra contro il Paraguay (siamo a metà dell'800). Quando ritorna, lo chiamano per la guerra civile argentina, ma Gil stavolta diserta insieme ad altri due commilitoni. I tre vagano per le campagne e i boschi, rubano il bestiame ai ricchi proprietari terrieri e lo condividono con i contadini poveri, che in cambio offrono loro protezione e alloggio. Alla fine però li trovano in un bosco e Gil viene condannato a morte. Prima di essere ucciso dice al poliziotto che lo deve giustiziare che se lo seppellirà (cosa non possibile per i condannati a morte) e lo pregherà sarà possibile guarire il figlio da morte certa. Il boia, che ancora non sa che il figlio si è effettivamente malato, non gli da ascolto. Poi però scopre che il figlio è in effetti gravemente malato, e allora torna a seppellire Gil e prega di guarire il figlio. Il figlio guarisce prontamente, il poliziotto costruisce un santuario a Gil e diffonde la notizia del miracolo: si diffonde così la leggenda del gaucho che fa miracoli e che ha salvato la vita al figlio del suo boia.
Da allora, ogni pochi chilometri sulle strade argentine ci sono migliaia di piccoli e grandi santuari, e ci si rivolge al “santo” (che ovviamente non è tale) per piccoli o grandi miracoli. In particolare, da viaggiatori, quando si passa davanti ad un santuario bisogna o suonare il clacson, o farsi il segno della croce, oppure salutare in altro modo il gauchito, pena ritardi, contrattempi o addirittura l'impossibilità di arrivare a destinazione...L'8 gennaio, l'anniversario della morte, c'è perfino una immensa processione che richiama centinaia di migliaia di persone. C'è perfino un sito con le canzoni di Gil, e se volete potete chiedere un miracolo online....... (www.gauchogil.com).
Poi vi racconterò anche dell'altro santuario che fa concorrenza a quello del gauchito Gil, la Difunta Correa.
1 commento:
Salve.
Sto facendo anche io un giro dell'Argentina in macchina, finora ho fatto "solo" da Buenos Aires a Rio Gallegos e ritorno. Confermo tutto quello che hai scritto.
Ciao
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