martedì 27 maggio 2008

Cibo per tutti i gusti

Allora, in attesa di trovare un po' di tempo per raccontarvi del Noroeste (sono clamorosamente indietro), vi aggiorno sui cibi locali, che è sempre un argomento facile facile.
Una delle cose che mi ha colpito di più mentre ero nel Noroeste è stato il locro, una specie di stufato iperproteico che non a caso si mangia in questa regione montagnosa. E' un piatto dalle chiare origini contadine, perché si usano un po' tutti gli avanzi di carne: ce ne sono di diversi tipi dentro, cotta in tempi molto lenti (un paio d'ore) insieme a del mais pestato e ad altri legumi. Infine si aggiunge un soffritto fatto con il grasso delle carne, una cosa che somiglia molto alla “cotica”... Buonissimo, soprattutto il primo che ho mangiato, che mi hanno servito in una specie di zucca fatta di pane, con la mollica della parete interna che man mano si impregnava del saporitissimo sugo, e poi, una volta finito il locro, il gioco non era finito perché si cominciava a decomporre la zucca di pane che nel frattempo si era insaporita...
Altre specialità andine, la humita, una foglia di mais (che ovviamente non si mangia, ma nessuno si è premurato di dirmelo la prima volta...) che avvolge a mo' di pacchetto (ha pure una cordicella per chiudere) una pappetta di mais e altri ingredienti non meglio identificati. Divertente e saporito ma poco solido...
Poi ci sono i tamales, una variante degli humita ma dove il mais è usato per comporre una specie di pastella (poi sempre avvolta e cotta nella foglia della pianta stessa) con dentro un ripieno di carne (ovviamente) uovo e altre diavolerie.
Nella Valle Calchaquiés la specialità è invece il cabrito al horno, e il povero capretto, che qui fa per una volta le veci dell'abusata vacca, è davvero tenerissimo e molto molto saporito.
Poi, mi duole ammetterlo, nella pioggia di carne di questi due mesi, ho assaggiato (con qualche resistenza all'inizio, poi ho provato dai miei compagni di tavolo e la volta dopo ho ceduto anche io) anche la carne di lama, che nel Noroeste è piuttosto comune (il lama, al contrario della bellissima vigogna o dei guanachi, non è a rischio estinzione). Devo ammettere che è molto buona, non troppo diversa dal manzo ma più tenera.
Forse vi ho già anticipato della picada andina, un piatto di antipasto che comprende una quantità spropositata di tipi diversi di patate, servite con le bucce e tutto e davvero ottime.
Per finire (spero) la carrellata sulle carni (non vi sto a raccontare i tagli diversi di manzo che ho provato perché sono troppi e poi non ho ancora capito le differenze...), ci sono ancora tre cose. La milanesa è, sorprendentemente, una... cotoletta. Sì proprio lei. Ma sorprendentemente la napolitana è invece una milanesa avvolta in uovo fritto e prosciutto. Non mi risulta che a Napoli facciano niente del genere (magari Francesca ci sa aiutare), ma qui ho capito che ogni volta che qualcosa ha questo tipo di accompagnamento (uovo fritto tutt'attorno e ne mezzo prosciutto) la chiamano Napolitana. Infine, il lomito, che è un classico panozzo con la carne, solo che ovviamente la carne è tantissima e c'è di tutto dentro, compreso il solito uovo fritto, patate fritte, e tanta altra roba (in realtà puoi scegliere tu cosa metterci).
Sul formaggio devo purtroppo dire che gli argentini non ci sanno proprio fare, e questo nonostante il latte di prima qualità (senz'altro migliore del nostro) che si ritrovano: fanno sempre gli stessi due o tre tipi di squallidi formaggi. Mi colpiva nel Noroeste la scritta ovunque queso y quesillo, poi ho scoperto che il quesillo è in realtà un dolce, fatto, neanche a dirlo, con una forma piccola di formaggio molto bassa che viene condito con diversi tipi di marmellate. Buono, per gli amanti del genere.
Purtroppo non posso darvi molte indicazioni interessanti sui dolci, che generalmente fuori dall'Italia non riesco a mangiare perché sono troppo dolci. Però ho scoperto che Buenos Aires è la seconda città al mondo (dopo Londra) per offerta di dolci per abitante. E stasera mi hanno fatto provare una crostata alla patata (!!) che non era niente male.
Ho provato invece ottimi vini tra cui il Torrontés, un bianco che fanno solo nella Quebrada de las conchas (ve ne parlerò), peccato che qui abbiano strane abitudini in quanto a bere: non solo usano dappertutto la soda (come distruggere qualunque bevanda, soprattutto se vino), non solo fanno un uso spropositato di sprite e in generale gassose, ma la moda nazionale è il Fernet Branca, e fin qui niente di troppo strano, mischiato alla Coca Cola. Mah!
Infine, per strada, ci sono ad ogni angolo venditori di popcorn (per di più dolci) e pochoclo, una roba completamente caramellata il cui odore dolciastro invade spesso le vie delle città argentine.

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