venerdì 23 maggio 2008

Lovecraft e il frullatore

E dunque, la Garganta. Sarei stato ore, lì davanti, incantato, incatenato, ammaliato forse. Ma dopo un'oretta ci hanno cacciato tutti, il parco chiudeva. E non solo perché i visitatori dovevano uscire. La foresta, la giungla, con il buio, ti si chiude man mano attorno. E' ancora tempo di tramonto, un tramonto rossissimo, saranno i tropici, non so. Gli animali si fanno sentire sempre di più, concerti sinfonici di grilli, rospi, rane, uccelli di svariati tipi, scoiattoli che uscivano allo scoperto anche nel centro visitatori in cerca di cibo. Niente giaguari, purtroppo o per fortuna.
Devo aspettare due ore, ho preso il primo turno di visita notturna, mi hanno detto che è il migliore perché la luna è più bassa. Non ho voglia di tornare a Puerto Iguazu, anche se farei in tempo e forse farei bene a prendermi qualcosa di più pesante della mia camicetta da mettere addosso, visto che la sera la temperatura si abbassa e l'umidità aumenta. Ma ho voglia di godermi il parco che finalmente si fa silenzioso, rimangono solo poche persone ad aspettare, come me. Un tipo mi offre una birra. Arriva anche una famiglia di italiani, ma gli sto alla larga. Alla fine, quando si è fatto completamente buio, fatta eccezione per la luce della luna, arrivano tutti gli altri e ci dirigiamo verso il trenino. Un guardiaparco ci spiega cosa succederà, di stare attenti quando camminiamo sulla passerella perché può essere umida (e voi fate più alti i passamano, vorrei dire io, così non c'è rischio che la gente cada...). Ci dice che, se siamo fortunati, in alcune condizioni possiamo vedere l'arcobaleno con la luce della luna.
Entriamo tutti nel trenino, siamo quasi un centinaio di persone. Il viaggio di una ventina di minuti, con il treno che spegne le luci e ci lascia al buio, ed è tutt'altra cosa rispetto a quello di andata. La natura prende il sopravvento, la luce della luna getta appena un po' di luce in un mondo oscuro ma vivo, che rumoreggia al nostro passaggio. La gente, tutti noi, stain silenzio, rapita, forse anche un po' impaurita.
Arriviamo, e comincia il tragitto in passerella. Il fiume ha un aspetto più minaccioso, ora, ogni macchia nera è sospetta, ogni movimento nel buio è pieno di sinistre minacce. Sarà che scalo un po' di posizioni per stare il più possibile davanti, ma mi sembra che tutti siamo talmente in soggezione davanti alla forza di una natura così tanto più grande di noi, e così misteriosa, al buio, che quasi nessuno parla, e chi lo fa lo fa sussurrando. Non è facile, tenere zitti un centinaio di turisti. Forse è il potere del buio. A volte buio vero, quando si passa sotto alberi che tenevano lontani anche i raggi lunari. Ma credo che quel poco (poco?) di paura che ognuno di noi ha è dovuto a due distinti tipi di suoni.
Il rumore della cascata, di notte molto più forte, e stavolta cominci quasi a credere che quella che stai per vedere è davvero la Garganta del Diablo. Voglio dire, il rumore è quello che avrebbe fatto lui, il Diavolo.
E poi, il rumore, i rumori, di tutto ciò che ci sta attorno ma non possiamo vedere. Perfino la passerella di ferro fa degli strani sospiri, al passaggio del tuo piede, quasi gemiti, quasi grida d'aiuto. Non un cigolio, che avrei capito, ma proprio una specie di sospiro, come se ci fosse aria, che so un cuscinetto, qualcosa che però non c'è.
Attorno c'è una natura enorme e terribile, oscura e potenzialmente cattiva. I due chilometri di passerella sono la cosa più simile ad una passeggiata in un racconto di Lovecraft che mi sia mai capitato di vivere. C'era qualcosa, là fuori, ad un passo dal ferro della passerella. Ci sono creature, nascoste sotto l'acqua. Ci sono pozze stagnanti dove esseri immondi aspettano solo che qualcuno cada in fallo.
Sarà per questo che tutti camminiamo al centro della passerella, tenendosi ben lontani da quei bordi che, chissà perché, sembrano tenere lontano il Male che alberga tutt'attorno, sotto, nell'acqua, e tra gli alberi?
Non lo so.
Certo poi, quando si comincia a vedere la Garganta illuminata dalla luna, quando il rumore aumenta fino quasi a diventare insostenibile, quando arrivi alla fine e tutto è acqua e vertigine e vento e vortici e spruzzi e riflessi, non riesci a non pensare che qui bellezza e terrore si toccano, forse si amano, è tutto talmente bello che fa paura, è la paura di una Natura matrigna, infinitamente bella e infinitamente cattiva, è la paura di guardare quello che non puoi vedere, non puoi guardare il tuo dio negli occhi perché ti acceca, ti impietrisce, ti distrugge.
Poi, mentre la gente tenta stupidamente di fare foto, e i piccoli flash sono come punture di spillo di tanti lillipuziani che cercando di catturare il Gigante, e tu sei lì imbambolato, terrorizzato anche, provi a seguire con gli occhi gli spruzzi d'acqua che cadono, e sembrano andare molto più lenti, come se tutto fosse al rallentatore, come se, per non accecarci e assordarci tutti, la cascata lavorasse a mezzo servizio, piano piano, piccoli poveri stupidi umani.
Fisso quell'acqua che è bianchissima, illuminata dalla luna. Non sembra nemmeno acqua. Sembra spuma, manna caduta da qualche cielo, forse latte appena uscito dai seni della Terra (pardon, dalla Pachamama), sì, sembra proprio latte...
Poi guardo giù, là dove non riesci a vedere, perché nuvole di vapore escono, si alzano, ti vengono incontro, e non sembra nemmeno vapore, sembra...
Allora, è un attimo, e capisco tutto: quello sotto di me è Il Più Grande Frullatore Del Mondo! Ma sì: latte, e dopo un attimo, voilà: panna montata...
Tutto è chiaro ora, e la Garganta non fa più paura, forse è solo il nome della marca... E quasi mi dispiace che non ci sia più vento che mi porti su la panna, mi piacerebbe proprio aprire la bocca per assaggiarla al volo...

p.s. la foto notturna non è mia ma un poco (solo un poco) rende l'idea...
p.p.s. mi dispiace per voi, ma avrete ancora un altro post sulle cascate...

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