venerdì 23 maggio 2008

Là dove il mondo finisce

Si sa, avevano ragioni gli antichi. Noi lì a baloccarci con l'idea balzana della terra rotonda: ma quando mai, la terra è ovviamente piatta e, un po' oltre le colonne d'Ercole finisce qui, a Iguazu.
Per arrivare alle cascate prendo un colectivo da Puerto Iguazu, quelli che salgono hanno tutti la divisa, evidentemente lavorano al parco... Arriviamo all'ingresso, l'autobus si ferma e entra un tipo che dice di far scendere tutti quelli che devono fare il biglietto, che la biglietteria interna è già chiusa. Mi guardo attorno e... scendo. Solo io. L'autobus aspetta. Mi sento come dentro quel vecchio film di Nuti, quando sale su un autobus che si deve inerpicare su una strada in salita, e l'autista continua a dire “non glie la fa, non glie la fa...” fino a che l'autobus in effetti non ce la fa più e l'autista dice “scendano tutti tranne vecchi, donne e bambini”. Poi riparte baldanzoso e a terra, a farsela a piedi con le valigie, rimane solo il povero Francesco Nuti...
Arrivo in effetti al parco solo nel tardo pomeriggio, giusto il tempo di una prima perlustrazione veloce, ma l'impressione iniziale non è ottima, tra le strutture del centro visitatori, gli indios che vendono paccottiglia per terra, e il trenino per spostarsi che fa tanto Disneyland. Chiedo cosa posso vedere in due ore, prima delle chiusura, e mi dicono: sparati subito il meglio, vai alla Garganta del Diablo. La vedrai anche stanotte per il Paseo alla luna llena, ma di giorno è un'altra cosa...
Vado, è l'ultima fermata del trenino, che in effetti dopo un po' si inoltra un po' di più nell'immenso parco. Mi aspetto di vedere puma, giaguari, macuchi e tucani (sì, tucani, stavolta davvero), ma naturalmente non è né l'ora né il posto giusto.
La Lonely Planet anche stavolta è un po' terroristica, spiega cosa fare nel caso si affrontino felini pericolosi, dice che alcuni turisti sono morti annegati e il figlio di un guardaparco è stato sbranato da un giaguaro.
In realtà l'ultimo trenino per la Garganta, con una cinquantina di turisti festanti, fa talmente paura ad ogni eventuale animale che tutti pensano di stare saggiamente alla larga.Alla fine del trenino comincia un percorso su passerelle che attraversano tutto il fiume per arrivare sopra la cascata, nel suo punto più spettacolare. Sì perché ad Iguazu non si può parlare di “cascata”, le cascate sono un'infinità, sono più di due chilometri di fronte, una quantità d'acqua inimmaginabile...
Chissà cosa deve aver pensato Alvar Nunez quando, spintosi nella fitta giungla, è giunto a scoprire, nel 1541, le cascate. Avrà pensato alla fine del mondo, sicuramente.
La senti da lontano, la Garganta. Senti il suo rumore che si fa sempre più forte Ma certo, è il Diavolo che fa i gargarismi, che si schiarisce la gola.
Avvicinarsi all'ora del tramonto, quando gli animali si risvegliano, fa un po' impressione. Soprattutto passare su queste passerelle molto improvvisate, basse meno di un metro, che basterebbe scivolare e poi è un attimo cadere nel fiume, essere trascinati dalla corrente, e sono solo poche decine di metri dal salto.
Il rumore si fa sempre più forte, la Garganta ti attira, ti richiama, è un rumore ipnotico, incantatore. Affretti i passi quanto la sicurezza della scarsissima passerella te lo permette, e cominci a vedere sbuffi di vapore, lontano, e, più ti avvicini, più capisci che è quello, il punto in cui la terra finisce. Così, improvvisamente, come è giusto che sia, nel punto in cui finisce il mondo, e comincia il vuoto. L'acqua non lo sa, si avvicina inconsapevole, quasi placida nella sua incoscienza, poi capisce tutto in un attimo, prova a rallentare il suo corso, a fermarsi, ma ormai è troppo tardi e cade giù, veloce, sempre più veloce, si infrange sulle rocce basaltiche e poi si perde nel vuoto. Non senza alzare il suo grido di dolore e le sue lacrime, nella forma di acqua nebulizzata che il vento poi riporta su, come tante piccole anime di h2o che viaggiano verso l'alto, verso il cielo, e investono il turista, ignaro del dramma che si consuma sotto i suoi occhi.
Turbini di acqua portata dal vento che ti investono, ti spingono, sferzano il tuo viso e ti entrano nella bocca, aperta per l'occasione in una espressione di meraviglia e terrore.
Sì, non si può non provare terrore per questo spettacolo, acqua che da tre fronti diversi arriva a si suicida gridando, urlando di dolore. E' un'attrazione quasi magica, quella delle Garganta, che ti spinge ad avvicinarti sempre più, incurante dell'acqua che ti arriva addosso, verso il bordo della passerella (sempre quella lì, bassissima...), per guardare giù, lì dove l'acqua deve arrendersi alla gravità, guardare giù e stordirsi per l'altezza, il rumore, la bellezza immensa e terrificante.
Uno scherzo, certo. Un dio burlone che ad un certo punto si è messo a fare questa opera d'arte nel bel mezzo di una giungla, dove nessuno l'avrebbe mai vista. Invece, no, l'hanno scoperta, desiderata e violata. Ci hanno costruito alberghi e passerelle. Ci sono andati sotto e sopra con le barche. Ma l'acqua si è presa le sue vendette. Ha distrutto la vecchia passerella per la Garganta, durante una inondazione. Ancora è lì, come monito di quanto l'acqua sa fare, quando vuole e si arrabbia. E poi, quando turisti avventurosi si avvicinavano al bordo della cascata con delle barche a remi, un servizio delle gente del posto, con il proprietario che remava con tutte le sue forze per far rimanere la barca ferma vicino al bordo, stanca di questo gioco che voleva forse sminuire la sua potenza, se li è presi, una volta, una barca con 7 turisti tedeschi e il proprietario. Se li è presi e li ha inghiottiti. State attenti a voi, che mi sfidate, senza sapere cosa posso e so fare, se solo ne ho voglia.
Guardi tutto ciò, pensi a quanta energia, tutta l'energia del mondo è racchiusa qui, pensi a quanto sia forte l'acqua, che trova sempre e comunque una sua strada, qualunque siano gli ostacoli davanti a sé, guardi quella quantità spropositata di litri d'acqua al secondo che ti scorrono davanti, e scopri da te, senza che nessuno te l'avesse detto prima, qual è il colmo del contemplatore delle cascate di Iguazu: essere lì, letteralmente circondato da tutti i lati da acqua, e nello stesso tempo accorgerti di avere sete, e di avere già finito la tua misera bottiglietta da mezzo litro (mezzo litro! puah!).

4 commenti:

Porzione ha detto...

Tra le piccole anime c'era la particella di sodio?

elrond ha detto...

ovviamente no, è acqua purissima, altissima, levissima!

giorgia ha detto...

niagara falls tremate pure! invidiose eh?

elrond ha detto...

in effetti la moglie del presidente americano Roosevelt, in visita a Iguazu, pare abbia esclamato: "Poor Niagara!".